Best Companies 2021: per il 92% delle donne non ci sono discriminazioni in azienda
di Francesca Rota*
di Lara Bonelli*20 apr 2021
Si supereranno i 16,3 milioni di dollari. Secondo le stime dell’OMS, è questo il costo che entro il 2030 avranno le malattie mentali, in termini di perdita di produttività sui luoghi di lavoro. Un costo enorme, legato prevalentemente alla scarsa qualità delle cure ricevute e, per Paesi sviluppati come l’Italia, al mancato accesso alle cure stesse nel 30-50% dei casi, complice la diffusa stigmatizzazione di questi disagi.
Considerando che, secondo l’OMS, la spesa dell’Italia per la salute mentale ammonta al 5% del totale investito nella sanità pubblica, non sorprende che siano state le organizzazioni private ad attivarsi per la tutela e prevenzione degli stati di disagio psicoemotivo, esarcerbati negli ultimi 12 mesi dallo scoppio della pandemia.
Secondo le indagini di Great Place to Work® Italia infatti, nel corso del 2020 molte aziende si sono attivate in questa direzione, predisponendo servizi di counseling, attività sportive e ricreative online, momenti di condivisione informali, supporto al bilanciamento vita-lavoro e formazione a tema benessere. In queste stesse realtà, si è registrato tra i collaboratori un aumento medio di 3 punti percentuali della percezione di lavorare in un ambiente di lavoro sano dal punto di vista psicologico ed emotivo.
di Francesca Rota*
Una sfida, quella posta dalla salute mentale, affrontata brillantemente specie dalla funzione HR che, trasformandosi da business partner a people partner, ha colto nella situazione emergenziale un’opportunità in più per incrementare l’employee experience dei collaboratori: una scelta che, strizzando l’occhio all’immagine aziendale, punta dritto alla sostenibilità di lungo periodo.
*Consulente di Great Place to Work® Italia
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di Antonella Baccaro
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